Fare cosplay infrange il diritto d’autore?
Fare cosplay è uno dei passatempi più diffusi dalle nuove generazioni da almeno un decennio a questa parte, e la bolla sembra essere tuttora in espansione. Ha attecchito rapidamente su così tante persone per essere un hobby del tutto trasversale, non violento, apolitico e senza scopo di lucro.
Ma in questa sorta di Paradiso, potrebbe iniziare a strisciare un serpente, e quel serpente si chiama copyright.
Negli ultimi anni il Giappone, patria putativa del fenomeno, ha visto rendere più severe le pene contro le violazioni del diritto d’autore (ivi incluse il download di opere per uso privato), e questo potrebbe avere pesanti ripercussioni persino sui cosplayer.
Sul sito giapponese Oshiete Goo, l’intervista all’avvocato Yuuji Ookuma dell’ufficio legale e brevetti Toranomon (potete leggere QUI i dettagli) è stato inequivocabile: riprodurre costumi e accessori di personaggi di anime e manga viola le norme a tutela del copyright (i famigerati articoli 21 e 27)… a meno di non averne acquistato le licenze o ottenuto i relativi permessi.
Okuma ha ammesso che la creazione di costumi per uso personale è una pratica consentita, ma confezionarne per terzi non lo è: è invece sfruttamento illecito dell’immagine di quel personaggio, e va sanzionata.
Inoltre raccomanda i cosplayers di informarsi preventivamente su chi detenga i diritti d’autore dei personaggi che stanno portando in fiera, anche se riconosce che ottenere i permessi necessari potrebbe non essere né facile né veloce.
Se tutto questo potrebbe avere un senso nel caso di chi sfrutta commercialmente e intensivamente proprietà intellettuali altrui (e comunque, la cosa andrebbe valutata caso per caso), diventa palese come l’applicazione a ogni singolo cosplayer di questa norma diventerebbe assurdo.
Auguriamoci, ad ogni modo, che la cosa resti circoscritta al solo Giappone… e lasciamo che le persone continuino a divertirsi.