
Cosplay Hub intervista Gabriele “Ven-Art” Chiarenza

Gabriele “Ven-Art” Chiarenza è giovanissimo (22 anni al momento dell’intervista). Per ora è conosciuto soprattutto in Sicilia, la sua casabase. Ogni tanto, però, appare anche in alcune fiere del continente e chi lo conosce non può fare a meno di andarlo a cercare per un paio di scatti.
Pur giovanissimo, ha dimostrato del talento ed è stato anche ospitato a Trieste (all’altro capo della penisola) come giurato.
La prima cosa che salta all’occhio è che firmi le tue foto con uno pseudonimo.
Solitamente i fotografi vogliono che sia chiara la paternità delle loro opere. Come mai questa scelta controcorrente, più simile a quella di chi posa davanti alla macchina?
E da dove deriva questo nome? Ti confesso che inizialmente mi ha tratto in inganno sulla tua provenienza.
Quando inizialmente crei la pagina, l’intento non era quello di creare un qualcosa di adibito solo alla fotografia: era più che altro un contenitore di contenuti, di quello che mi piace fare nel tempo libero e non solo. Nei primi mesi pubblicavo anche disegni e cosplay in preparazione. Cercai, quindi, di dare un nome alla pagina più “neutro” possibile.
Il titolo della pagina contiene la parola Art proprio per cercare di dare l’idea di questa generalità di tematiche. Nei mesi successivi mi sono poi specializzato sempre di più nella fotografia e, vedendo che venivo apprezzato soprattutto per quello, ho deciso di pubblicare solo i miei lavori fotografici, mantenendo l’impostazione della pagina così com’era.
La parola Ven, invece, è il diminutivo del nome di uno dei personaggi a cui sono più affezionato, Ventus, della saga di Kingdom Hearts, nel quale mi rispecchio tantissimo come carattere e modi di fare.
Per ovviare al problema di collegare il mio nome a quello del fotografo Ven-Art tendo a mettere in pagina, più volte possibile, dei selfie col mio faccione, magari insieme alle modelle o ai cosplayer che sto fotografando.
Le tue fotografie sono generalmente sature di colori, perfette per ritrarre cosplayer : è stata una scelta guidata dal fatto che i costumi appartengono a un mondo di fantasia quadricromico o si tratta della tua cifra stilistica? Come mai hai scelto di cimentarti nell’ambito cosplay? Cosa trovi di particolarmente stimolante o attraente in questo ambiente? Perché lo preferisci ad altri?
Si e no… Tendenzialmente l’uso che faccio dei colori nella fotografia cosplay, se così si può chiamare, è molto simile a quello della ritrattistica in generale. Che si tratti di un semplice ritratto in abiti -più o meno complessi- o di una foto naturalistica, quello che mi piace fare, per creare un bell’impatto alla prima occhiata, è esaltare i colori.
Nello specifico, poi, i cosplayer fanno una fatica immane per creare i propri costumi. Cerco, quindi, di far risaltare il più possibile i dettagli di ciascuno e vedo che è una cosa che viene apprezzata.
Mi sono avvicinato al cosplay tanti anni fa, anche se non mi sono mai impegnato troppo nell’indossarli perchè, per un motivo o per un altro, non mi vedo mai nei personaggi che mi piacciono. Diciamo che grazie alla fotografia ho trovato un modo per stare più a contatto possibile con il cosplay senza farlo effettivamente.
Quello che vedo nel cosplay, e che mi piace parecchio, è il fatto che riunisce più forme d’arte possibile: dalla pittura al modellismo, dal cucito all’elettronica. Questa cosa mi gasa tantissimo!
Cosa pensi che renda le tue fotografie “speciali”? Qual è la tua marcia in più?
Non credo di avere una marcia “in più” ma quello che cerco di dare alle mie fotografie è un’identità: colore, studio dei dettagli, luci… tutto deve riuscire a rimandare a me. La fotografia stessa deve essere la mia firma. Non deve esserci il bisogno di leggere la piccola watermark in basso per capire che sia mia.
Quello che provo a domandarmi sempre, dopo aver lavorato ad uno scatto, è: “Si capisce che questa foto l’ho fatta io?”. Se la risposta è negativa, allora vuol dire che lo scatto non mi piace e finisce in una cartella remota di un hard disk del mio PC.
Domanda tecnica: qual è l’equipaggiamento base per far fronte alla maggior parte delle esigenze e delle richieste “sul campo” e quale, invece, quello che tu prediligi?
Sono ancora in una fase iniziale del mio percorso, quindi a livello di attrezzatura sono anch’io a un livello base. Pian piano sto cercando attrezzarmi il più possibile: purtroppo, l’attrezzatura fotografica ha un costo enorme!
Quello che non deve mancare mai ad un fotografo, in fiera, è sicuramente una lente versatile (io utilizzo una 24/70 L) ed un flash con adeguato diffusore in caso di luce non idonea (nel caso non ci sia abbastanza luce, come sotto un albero, è possibile eliminare le ombre fastidiose delle foglie con un flash).
In aggiunta, per raggiungere un livello ottimale, porterei minimo due flash con controllo remoto e stativi, i dovuti softbox e una lente medio tele con un’apertura diaframmale ampia, così da poter isolare facilmente i soggetti dallo sfondo.
Esegui postproduzione sui tuoi scatti? Se sì, sempre o solo in alcuni casi? Cosa pensi, più generalmente, del fotoritocco digitale?
Effettuo SEMPRE post produzione ai miei scatti, fosse anche solo una minima regolazione di luminosità/contrato: senza, non sarebbero le mie foto.
Il fotoritocco, in ambiente cosplay, è trattato sempre come un tabù ma cosa c’è di male nel sistemare il trucco di una ragazza che, dopo 8 ore di fiera, è un po’ sbavato? O sistemare la postura della schiena di chi non ha mai posato davanti a un obiettivo?
Esistono poi diversi tipi di post produzione: ci sono casi in cui, per esempio, il personaggio ha delle pose particolari che fa solo quando usa i propri poteri. Perchè non dovrei mettere delle fiamme ad una Fenice di X-men, se con ponderazione?

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La fotografia è sempre stata una tua passione o l’hai sviluppata nel corso dei tuoi studi artistici?
Al riguardo, cosa pensi della crescente presenza di pseudoprofessionisti che spesso si improvvisano fotografi e offrono i loro servizi, a pagamento o gratuitamente che sia?
Ho sempre amato l’arte, la scienza e la tecnologia: quando scoprii la fotografia, durante il liceo, trovai un connubio perfetto di tutte queste cose.
È ovvio che esistano gli pseudo professionisti: com’è possibile crescere senza mettere in atto le proprie capacità? Il problema, semmai, è quando qualcuno si erge a professionista del settore (cosa che io ancora non sento di poter fare), si fa pagare per il proprio lavoro anche se, oggettivamente, è fatto male: così rovina il campo agli altri.
Non ci interessano i nomi, ma ci piacerebbe sapere se c’è stato qualche cosplayer, o qualche collega, che ti ha fatto perdere la pazienza: vuoi per arroganza, vuoi per le assurdità delle richieste o per semplice maleducazione. Potrebbe aiutare chi legge a rapportarsi meglio con la categoria intera.
Nessuno in particolare. Purtroppo o per fortuna, so essere una persona estremamente calma e diplomatica, quindi so gestire gli imprevisti.
Con i colleghi non ho mai avuto troppi problemi. A parte quelli che si piazzano dietro di te provando a rubarti lo scatto. Ovviamente, non potranno mai farlo in toto.
Ho incontrato anche qualche cosplayer un po’ troppo eccessivo. Esagerando e ironizzando, l’identikit corrisponde a quello che, indossando il costume di una scolaretta, vuole fulmini e draghi -che non centrano nulla- nelle proprie foto.
Vista la tua giovane età, non essendo ancora rodato perfettamente come i big della fotografia cosplay e vivendo, quindi, appieno ogni problematica e frustrazione di questa attività, quali consigli ti senti di dare a chi si accosta per la prima volta (professionalmente, s’intende) come fotografo a un evento cosplay? Cosa deve aspettarsi? A cosa dovrebbe stare attento? Cosa dovrebbe evitare? Cosa dovrebbe portare a casa, a fine giornata?
La prima cosa che deve saper fare un fotografo è sapersi approcciare alle persone, dalla timida ragazzina di 14 anni, al ragazzone col cosplay del super eroe strafigo: bisogna sempre rapportarsi in modo da infondere rassicurazione, calma e divertimento mentre si scatta.
Una cosa a cui bisogna prestare attenzione è la location, studiarla per poterla sfruttare al massimo a livello visivo ma anche scegliere posti il meno pericolosi possibili: non farei mai sporgere un cosplayer di Spiderman da un balcone del terzo piano! Anche se è una cosa attagliata al personaggio e che il cosplayer sarebbe ben disposto a fare.
Spesso, durante il viaggio di ritorno, finisco col prendere la macchina e guardare gli scatti: sono felice se riesco a trovare almeno uno scatto, per ogni cosplayer immortalato, che mi soddisfi. Soprattutto se intravedo che non avrà bisogno di troppa post produzione per essere perfezionato.
Chiudiamo con una domanda più generica: qual è il tuo fotografo (o fotografa) di riferimento, non necessariamente in ambito cosplay?
Non ho un fotografo preciso a cui faccio riferimento. O meglio, cercando di creare il mio stile non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Quello che faccio è assimilare il più possibile immagini dalla rete. Illustrazioni, disegni, foto di altri fotografi: tutto può arricchirmi personalmente e la memoria visiva, qualità di cui mi vanto, mi permette di attingere a questo serbatoio al momento opportuno. Miscelandone il contenuto posso creare qualcosa di interessante.
Stimo tantissimo fotografi stranieri come Kassandra Leigh, che ha uno stile particolarissimo e riconoscibile. Tra gli italiani ammiro Alessio Buzi, per come riesce a gestire le luci e la composizione, e Manuel Moggio, per la pulizia d’immagine.