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Cosplay Hub intervista Paul Scio

Cosplay Hub intervista Paul Scio

Cominciamo dalle basi. Scio è il tuo vero cognome.
Ti sei fatto un’idea del perché tutti pensino sia un nome d’arte?

È il mio vero cognome, non capisco perché la gente pensa che non lo sia. Forse per l’assonanza con il termine inglese “show”, ma se avessi voluto cambiarlo, di certo avrei scelto un nome d’arte più facile da capire e da pronunciare, anziché fare ogni volta lo spelling.

Pratichi le arti marziali, sei Cosplayer, Fotografo, Filmaker. Sappiamo che sei anche un bravissimo disegnatore. Qualche altra dote nascosta? Sai… i fan sono avidi di dettagli.

Mi diletto anche a suonare e a comporre qualcosina, ma faccio schifo, così come in tutte le competenze che hai elencato. Ah, sono anche un Cavaliere Jedi.

Jedi Paul Scio

Le tue foto tendono a essere molto cupe, quasi apocalittiche, e l’effetto sbriciolamento è ormai il tuo marchio. Associato al tuo atteggiamento pacato e riservato, molti potrebbero pensare che tu sia una persona cupa e depressa: nulla di più lontano dal vero tanto che anche il tuo logo contiene uno smile. Come è nato questo stile così particolare?

Non è vero!!! L’effetto sbriciolamento l’ho usato un paio di volte tempo fa.
I toni cupi non rappresentano la totalità dei miei gusti stilistici, anzi vado matto per il look colorato e gommoso appartenente a molti videogame della mia infanzia come Crash Bandicoot, Spyro, Klonoa, Blinx , ecc… ma è vero che nelle mie foto questo lato ancora non traspare molto. Sicuramente il mio stile risente molto dell’influenza dei prodotti d’intrattenimento anni ’90/primi 2000: videogiochi, fumetti, videoclip, ma allo stesso tempo cerco di assorbire il più possibile anche da tutto ciò che c’era prima e che c’è ai giorni nostri.

Quello che non tutti sanno, e che un po’ tiene distanti alcuni cosplayer, è che le tue foto possono, per contro, essere sature di colori. Quale delle due anime delle tue foto preferisci e perché?

Come in tutte le cose, è secondo me importante mantenere il proprio modo di fare, ma sempre ricordandosi che si va a comunicare con un pubblico, qualunque esso sia. Quindi cerco di mantenere i miei tratti stilistici ma senza stravolgere troppo le atmosfere di un determinato personaggio fotografato. In generale preferisco i toni cupi nei quali però emergono degli elementi molto colorati e quasi buffi.

Paul Scio distruzione

Alcuni esempi della caratteristica distruzione/dissoluzione di Paul Scio nell’arco degli anni

Un’altra cosa che salta all’occhio scorrendo le tue gallerie, invece, è proprio l’attenzione che poni ai dettagli che descrivono un personaggio o una situazione. Non solo limitatamente agli effetti speciali o allo stile: è un modo singolare di narrare una storia. Hai mai ricevuto critiche per porre più attenzione agli oggetti che ai soggetti?

Nei compositing più spinti, l’inserimento di dettagli mi serve per arricchire la composizione ma anche per distogliere lo spettatore dal pensare che le mie foto siano solo fumo e scintille. Nell’ultimo anno poi ho realizzato alcuni scatti in cui si vede a fuoco solo un oggetto caratteristico del cosplay, ad esempio un elmo o un’arma, mentre il soggetto è dietro sfocato che compie una determinata azione, meglio se associabile immediatamente al personaggio interpretato. Questo viene un po’ dalla mia formazione cinematografica. Un buon regista dovrebbe evitare la banalità e trovare il modo di rendere interessanti anche delle scene di semplice dialogo, spesso ricorrendo ad inquadrature metacomunicative (nel mio ultimo cortometraggio, ad esempio, mentre un personaggio narra la sua tragica situazione dalla quale non può sfuggire, viene inquadrato un insetto intrappolato in una ragnatela che si trova nella stessa stanza). Questa soluzione nelle mie fotografie ha riscosso un certo successo, ma continuo ad utilizzarla poco, e solo quando so che può funzionare davvero bene.

Finora abbiamo parlato unicamente di cosplay, visto che sei uno dei fotografi più ambiti nelle fiere. A parte essere cosplayer a tua volta, cosa trovi di particolarmente stimolante o attraente in questo ambiente? Perché lo preferisci ad altri?

Ho iniziato nel 2012 semplicemente per esplorare le fiere e trovare cosplayer e gadget dei personaggi che amavo. Successivamente, gli eventi cosplay sono diventati un buon modo per fare pratica nella fotografia, e nell’ultimo anno ho cominciato a capire ed apprezzare anche il difficile lavoro che c’è dietro alla realizzazione di un buon costume. Personalmente non sono un’estremista, penso che tutti debbano venire in fiera a divertirsi a prescindere dalla qualità del proprio costume, ma sta di fatto che osservare un cosplayer che mette la massima cura nel vestito e nell’interpretazione è un vero piacere.

Foto colorate paul scio simone d'olimpio grimmjow-olimpia pagni-sara mattesini

Come già accennato in precedenza, il tuo bagaglio di conoscenze e abilità spazia in diversi ambiti artistici. Al riguardo, cosa pensi della crescente presenza di pseudoprofessionisti che spesso si improvvisano fotografi e offrono i loro servizi, a pagamento o gratuitamente che sia?

Ribadisco che non sono un artista ma semplicemente un ragazzo che fa cose che gli piace fare 🙂 c’è gente molto più brava di me e perfino più piccola, nonostante io sia già tra i fotografi più giovani che frequentano il mondo cosplay. E appunto sui fotografi posso dire che ciò che hai descritto nella domanda rappresenta, secondo me, una naturale evoluzione delle cose, che non ha senso fermare. Quando sono entrato per la prima volta in fiera sapevo a malapena accendere la macchina fotografica, e di contro c’erano grandissimi fotografi che in seguito ho avuto l’onore di conoscere. Nell’ultima edizione del Romics invece c’erano quasi più fotografi che cosplayer. Ma penso sia giusto così: gli eventi devono seguire il loro naturale corso. Ho conosciuto abili cosplayer che poi hanno smesso di frequentare, così come fotografi amatoriali che sono diventati eccezionali e gente che semplicemente rimane al proprio posto da anni ma continua a dare il proprio contributo a questo mondo. Bisogna però sensibilizzare i frequentatori e metterli in guardia contro gli atteggiamenti professionalmente scorretti, così come li esortiamo a diffidare da chi vende i braccialetti per finta beneficienza.
Infine, i recenti episodi di malcostume avvenuti nelle fiere, contribuiscono al presagio di una fase decadente degli eventi comics e cosplay, il che è in buona parte vero, ma c’è anche da dire che negli ultimi tempi ho notato un grosso miglioramento dell’organizzazione nelle fiere minori, il che, mi auguro, porterà ad una nuova fase dove potremmo tornare a goderci gli eventi nella loro completezza, senza dimenticare che dovrebbe trattarsi soprattutto di fiere del fumetto e non solo dei cosplayer.

Paul Scio dettagli foto

La narrazione tramite i dettagli. Photosphop è praticamente assente.

Al di là degli effetti speciali, cosa pensi che renda le tue fotografie “speciali”? Qual è la tua marcia in più?

Non sono MAI gli effetti a rendere una foto bella. Un software di postproduzione si può imparare facilmente guardando una manciata di video gratuiti su Internet. Ciò che conta è metterci del proprio e sviluppare al più possibile il buongusto. Vedo tanti fotografi che in postproduzione aggiungono effetti piuttosto scadenti, ma sanno contestualizzarli nella scelta stilistica della foto, e questo rende comunque apprezzabile il risultato finale.
Personalmente ho sempre cercato di diversificare il risultato delle cose che faccio, e infatti chi apre i miei album dal 2012 al 2016 trova sempre dei grossi cambiamenti, pur mantenendo sempre qualcosa di mio.

È ovvio che esegui un certo tipo di post produzione sui tuoi scatti. Quali aspetti della fotografia miri a modificare e perché? Cosa pensi, più generalmente, del fotoritocco digitale?

Utilizzo le solite poche tecniche di un fotoritocco tipico. I soggetti non li altero praticamente mai, salvo accentuare leggermente gli occhi e a volte correggere problemi di circostanza, tipo un bottone sganciato o cose del genere. Quando scatto a cosplayer di supereroi spesso mantengo l’ambiente inalterato. Tre anni fa scattai ad un raduno X-Men, nella foto appariva una bottiglietta di plastica sul pavimento in lontananza, e qualuno mi commentò “bella foto, peccato per la bottiglietta”. Non capii quel commento, per me era una cosa normalissima: se leggiamo un fumetto Marvel non è strano vedere Spiderman camminare in mezzo a dei fogli di giornale o dei rifiuti gettati per strada.
Senza il fotoritocco digitale non sarei ciò che sono ora quindi sarei ipocrita a parlarne male, ma come dicevo prima, non sono gli effetti digitali a caratterizzare veramente una foto.

foto amatoriali paul scio

Immagina di dover dare consigli a chi si accosta per la prima volta (professionalmente, s’intende) come fotografo a un evento cosplay. A cosa dovrebbe stare attento? Cosa dovrebbe evitare? Cosa dovrebbe puntare a portare a casa, a fine giornata?

Bisogna fare propria la massima socratica “So di non sapere”: Non adagiarsi mai su quelle poche nozioni che si imparano facilmente ma cercare di apprendere sempre di più; Non essere mai arroganti ma saper anche difendere il proprio lavoro; Tecnicamente posso solo consigliare di fare sempre attenzione allo sfondo e allo sguardo del soggetto, di guardare tutte le foto che fanno gli altri (anche di quei fotografi che abbiamo etichettato come “mediocri”, perché la sorpresa è sempre dietro l’angolo) e cercare di proporre sempre qualcosa di diverso. Infine, non bisogna essere troppo tecnici ma lasciar parlare anche il cuore. Mi fanno sorridere quei fotografi che ti ripetono a memoria il manualetto della reflex e gli schemi di luci, ma poi fanno solo foto dozzinali e senza anima.

effetti dettagli ricostruzione paul scio

Fuoco sui dettagli, effetti speciali (LSD) che fanno sembrare la foto in movimento, ricostruzione di fondali interi: contestualizzare e valorizzare il cosplayer e il suo lavoro

Due parole sull’attrezzatura. Qual è l’equipaggiamento base da portarsi appresso per far fronte alla maggior parte delle esigenze e delle richieste “sul campo”? Qual è quella che riesci a portarti appresso nonostante i costumi che indossi? Al di là dei limiti oggettivi, ci sono strumenti particolari che prediligi?

Ho una fotocamera entry-level e un paio di ottiche fisse prese a poco su Internet. Certo, a migliore attrezzatura corrisponde una migliore resa dell’immagine (si spera), ma hanno priorità l’idea e il modo in cui essa viene raccontata. Quando una nota casa di produzione cinematografica aveva computer e software primordiali che realizzavano solo render plasticosi, i membri non dissero “beh aspettiamo che escano computer più potenti”, ma pensarono “Boh, facciamo un film con protagonisti dei giocattoli di plastica e chiamiamolo Toy Story, magari alla gente piacerà…”.

A tal proposito, in fiera sei sempre contemporaneamente sia cosplayer che fotografo o scegli giornate in cui dedicarti unicamente agli scatti e altre in cui lasci tutto a casa e ti godi la fiera da comune mortale?

Ehm… a questo sto ancora lavorando.

foto corali paul scio

Gestire più personaggi, esaltando le caratteristiche di ciascuno: una carrellata di personaggi in una foto corale composta da Giacomo Dotti, Mauro Mohoric’, Gabriele Antonio Branca, Alessandro Cerino, Stefania Ethain Castelgard, Roberto Mangione, Marco Tammone e Guglielmo Nargiso Kuhne

Non ci interessano i nomi, ma ci piacerebbe sapere se c’è stato qualche cosplayer, o qualche collega,  che ti ha fatto perdere la pazienza: vuoi per arroganza, vuoi per le assurdità delle richieste o per semplice maleducazione. Potrebbe aiutare chi legge a rapportarsi meglio con la categoria intera.

Succede praticamente sempre, e chi mi segue sui social sa che spesso mi sono lamentato. Ci sono persone che già dal giorno successivo alla fiera cominciano a scriverti in privato utilizzando giri di parole assurdi, spesso fingendosi interessati al tuo stato di salute (?) solo per arrivare a chiederti quando pubblicherai le loro foto, e continuano ad oltranza. Altre volte ho trovato le mie foto completamente ritagliate o manipolate, utilizzate per pubblicità o stampate su oggetti destinati a vendite. Io la prendo con ironia e autoironia, ma occorre quella sensibilizzazione di cui parlavo poc’anzi.

Chiudiamo con una domanda più generica: qual è il tuo fotografo (o fotografa) di riferimento, non necessariamente in ambito cosplay?

Cerco di imparare da tutti, senza scartare nessuno. Certo, seguo le pagine di eccelsi fotografi internazionali, ma a volte apro gli album di “quello pseudo-fotografo amatoriale scarso” e ci trovo idee interessanti che possono aiutare a crescere artisticamente. E poi più diventi famoso e più cominci a fare sempre le stesse cose, quindi meglio tornare alle origini.

Circa l'autore

Charlie Giangri

Cresciuta con la valigia in mano, in giro per il mondo, ama tutto ciò che è diverso e colorato. Deve la sua passione per fumetti, fantascienza e cultura pop ai suoi zii paterni. Di formazione scientifica, si è laureata in Filologia Romanza ed è approdata, successivamente, ad Architettura dove, nel corso di Design di Moda, si laurea con una tesi di Costume Design, argomento che approfondirà l'anno dopo alla Central Saint Martin di Londra. Precisa e pignola, mescola istintivamente le sue conoscenze ovunque debba applicarle: come scrittrice, insegnante e fashion accessory & costume designer. Il cosplay le permette di vivere storie come in un racconto e le fornisce il pretesto per affrontare complicati costumi, ricchi di dettagli.

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