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Civil War – la recensione

Civil War – la recensione

Inutile stare a fare i paragoni con l’omonima saga (e non semplicemente graphic novel) pubblicata da Marvel qualche anno fa. Sappiatelo (e accettatelo): il Civil War cinematografico è un’altra roba. E non poteva essere altrimenti.


Civil War poteva essere migliore? Sì, senz’altro.

Ma non sarebbe mai potuto venire fuori, con nessun regista e nessuno script, una cosa aderente e rispettosa di una saga (peraltro, molto riuscita) così articolata, stratificata e ramificata come quella che milioni di lettori hanno amato e sognato di vedere replicata al cinema: una tragedia immane (che fa sembrare quella filmata lo scoppio di una bombola di gas in un condominio) che genera una fortissima risposta emotiva da parte dell’opinione pubblica e un’altrettanto forte risposta politica da parte del governo americano che promulga il famigerato Atto di Registrazione – che è poi il perno attorno cui ruotano centinaia di eroi in costume, una spaccatura tra due fazioni che genera innumerevoli conflitti e una tragica conclusione.

Civil-War-fumetto

Ecco, di tutto questo cosa resta nella Civil War targata Disney-Marvel-cinematic Universe?

Praticamente nulla.

Questo non significa che il film, probabilmente eccettuata qualche lungaggine di troppo – concentrate soprattutto nel primo tempo – non sia perfettamente godibile per la stragrande maggioranza degli spettatori per i quali è stato pensato (ed è esattamente questo il punto chiave), con le solite, dosate, quantità di azione, battute, combattimenti, il minimo sindacale degli approfondimenti psicologici, apparizioni annunciate, ammiccamenti alle controparti fumettistiche e così via.

Un film Marvel senza le pretese autoriali che poteva aver avuto il primo Thor o l’eleganza del primo Iron Man, ma in tutto e per tutto un prodotto commercializzabile e vendibile praticamente ovunque, inserito nei binari di una continuity che Disney ha (intelligentemente) pianificato con largo anticipo… e, a voler giudicare coi soli numeri, del tutto azzeccato.

Civil-war-team-cap

C’è spazio per tutti, in questo Civil War: va riconosciuto ai fratelli Russo di aver saputo dare il giusto minutaggio ai vari characters, già ampiamente introdotti nelle pellicole precedenti (giocando, in questo senso, con un vantaggio immenso rispetto film come Batman vs Superman), anche se Cap e Tony, a iniziare dai poster promozionali, si ritagliano lo spazio maggiore, riducendo la scala dello scontro a – quasi – una faccenda personale tra i due.

La gente si aspetta di rivedere i loro personaggi preferiti fare le loro solite cose alla solita maniera, e non saranno delusi.

Poi, certo… la storia, adattata e resa cinematografica (ma, verrebbe da dire: televisiva) è svuotata di tutta la potenza originaria e spesso appare come poco più di un pretesto per spingere alla zuffa, manca una vera nemesi (il ruolo di Zemo è del tutto sottodimensionato) e qualsiasi momento di reale tensione drammatica (ma  i Russo non ci provano neppure, restando diligentemente nel seminato); in compenso ci sono un paio di sequenze di combattimento piuttosto riuscite (la mega-rissa sulla pista dell’aeroporto e quella finale tra Cap, Tony e Bucky) che – non è un segreto per nessuno – introducono efficacemente lo Spiderman riportato nel recinto Marvel a suon di milioni di dollari, c’è un brevissimo intermezzo sentimentale, qualche scenografia ben realizzata (il carcere di massima sicurezza nel bel mezzo dell’oceano), Visione e Scarlet che flirtano, Pantera Nera (con un costume convincente), Ant-Man che si esibisce in un “numero” che – vivaddio – non è stato spoilerato dai trailer, ben due scenette post-crediti e, più in generale, tutto quello che serve allo spettatore per alzarsi soddisfatto dalla sedia.

Civil-War-Iron-Man

Sul versante costumi, nessuna rivoluzione ma solo piccoli upgrade, di quelli che solo gli occhi più esperti riusciranno a cogliere: le vere new entry sono il già citato Pantera Nera (cosplayer, preparatevi a crepare soffocati di caldo in tute di neoprene ed maschere integrali) e l’ennesima incarnazione di Spiderman, con una suit a mio avviso meno fedele di quella – perfetta – vista nel secondo Amazing ma tutto sommato buona (certo, con le Star Industries alle spalle, siamo tutti bravi).

Iron Man sfoggia una Mark 46, piuttosto fedele a molte delle armature viste nei fumetti post—Extremis, soprattutto per la presenza dei piccoli reattori arc. Scarlet si è rifatta il guardaroba, dismettendo quel giubbottino miserello e le calze strappate: siamo certi che il suo outfit sarà presto copiatissimo dalle cosplayer più aggiornate.

Poi, certo… se riuscite a riprodurre persino il costume di Falcon, con tanto di ali retrattili ampie quattro metri, beh, cosa dirvi? Complimenti. Ma poi non lamentatevi se nessuno si offrirà di riaccompagnarvi in macchina.

Circa l'autore

Luca Morandi

Luca Morandi è un designer e ha lavorato per anni nel mondo della pubblicità e dei grandi eventi. Nel 2007 si è avvicinato al cosplay, da subito in maniera professionale, ed è intervenuto a tutte le più importanti fiere italiane ottenendo riconoscimenti di pubblico e nei contest.

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