Crossplay VS Genderplay
Come accennavamo poco tempo fa riguardo la Regola 63, c’è una nicchia del cosplay che vede donne interpretare personaggi maschili e, più raramente, uomini interpretare ruoli femminili. A seconda di come viene sviluppata l’idea di base si parlerà di Crossplay o di Genderplay, due definizioni che vengono spesso usate in modo improprio e non sempre accettate da tutti gli appassionati.
Crossplay
Il termine Crossplay è composto dalle parole Cross (incrociare) e play (giocare, recitare, interpretare).
Trae origine dal più antico crossdressing, termine che denota l’atto o l’abitudine di indossare capi d’abbigliamento comunemente associati, in un determinato ambito socio-culturale, al ruolo di genere opposto al proprio, pubblicamente e/o in privato.
In parole povere, solo uno scozzese col Kilt non compie crossdressing così come una donna, nel XX/XXI secolo, nei paesi occidentali, non è più tacciata di lesbismo per indossare i pantaloni, tradizionalmente appannaggio della classe maschile.
Ancora oggi, questo comportamento viene erroneamente associato all’omo e alla transessualità ma, in realtà, ciò non denota necessariamente l’identità di genere o l’orientamento sessuale del crossdresser, più tollerato se è donna, meno se uomo. Per i giapponesi è pratica comune e più semplice in quanto sono naturalmente più androgini di altre popolazioni
In ambito cosplay, si tratta di confondere le acque: non far capire allo spettatore il genere di partenza del cosplayer e non fornire alcun dubbio sulla mascolinità o sulla femminilità del personaggio. Un po’ come fanno drag king e drag queen.
Il Crossplay non ha nulla di diverso dal Cosplay più tradizionale in quanto la fedeltà all’immagine di partenza dev’essere la medesima e lo sforzo che si nasconde per nascondere i propri tratti è davvero immane.
Genderplay
Il termine Genderplay fonde il concetto di gioco e recitazione (play) con quella di genere (gender) e, sostanzialmente, indica la parodizzazione del genere.
Il Gender Bender (letteralmente “chi piega il genere”), comunemente noto come Transgender, è un termine riferito a coloro che si identificano con il genere (uomo o donna) assegnato alla nascita in base al sesso (maschio o femmina), ma ne sfidano le norme di comportamento con atteggiamenti androgini e ruoli atipici.
C’è una sottile differenza tra genere e sesso: il primo è un concetto utilizzato nelle scienze sociali per riferirsi alle identità di genere (l’essere uomo o donna, forti o deboli, sono identità correlate a modelli di relazione, ruoli, aspettative, vincoli ed opportunità diverse), il secondo rimanda alla natura biologica/fisica del corpo, dotato di alcuni attributi fisici piuttosto che di altri (i termini maschio e femmina si usano in ogni ambito tecnico e ciò non presuppone un genere: pensate al velcro, ai connettori jack di cuffie e altri device, ai diversi attacchi in idraulica, etc).
Insomma, un genderplayer si trova a dover adattare un personaggio femminile a un corpo maschile e viceversa. E’ abbastanza ovvio che i volumi e le proporzioni dei due corpi sono diversi e che non si può semplicemente calare un certo tipo d’abbigliamento da un guardaroba a un altro.
Il Genderplay è più criticato del Crossplay perchè la sua palese non aderenza all’originale può risultare disturbante. In ogni caso, anche se si gioca con i ruoli bisogna sempre rispettare le caratteristiche del personaggio scelto e non aggiungere dettagli insensati o spogliare gratuitamente il personaggio per puro esibizionismo.
a me quello che da maggiore fastidio, pur essendo una Cosplayer da anni.. e proprio il fatto che tutti questi gruppetti, si nascondono dietro la parola “genderbend or genderswich” per poi andarsene in un angolo o in mezzo a tutti con un altra amichetta “fotografa” (o molte volte e il compagno di una Delle due) e le vedi limonare e palparsi tra di loro, tanto sono “genderbend” non stanno “lesbicando” in pubblico!!! (noo)
a molti da fastidio vedere queste cose, perché è un nascondere la propria omosessualità/bisessualità dietro il cosplay x non essere giudicato, oppure allontanato dall’amica di turno con cui ci sta palesemente provando! poi c’è il lato “maniaco” che non vede l’ora di vedere qualche teenager lesbicare in pubblico, fingendosi maschio e femmina (crossdressing anche fatti malissimo e altrettanto esagerati dal originale…) sono pochi i personaggi maschili che ho interpretato, e fin ora solo per shooting (no fiere – no meeting) mi concentro di più ai dettagli del vestito e nella caratterizzazione del personaggio, non mi metto a lesbicare con un amica che interpreta un altro personaggio maschile solo perché mi piace lo Yaoi. capisci che intendo?
(per quello ci sono fanart e fanfict.) ecco. molti non sanno darsi un limite d’esagerazione. e finiscono sempre nella banale pagliacciata/esibizionismo senza freni.
Posso dire di concordare con te a livello personale. Purtroppo certi comportamenti non sono scatenati dal tipo di cosplay che si sceglie di fare quanto piuttosto dalla poca sensibilità dei soggetti, che si comporterebbero in questo modo (talvolta esagerato e inappropriato) anche in altri contesti.
A me, ad esempio, dà fastidio anche quando amici con cui sei fuori a cena non riescono a staccarsi due secondi come non si vedessero da secoli… molto dipende anche dalla sensibilità dello spettatore.
Al di là di questo, come credo avrai capito, anch’io preferisco la qualità (estetico-interpretativa) e l’articolo nasceva solo per rivelare al mondo che, se vuoi, se ti piace un personaggio che non ti si attaglia per il genere, puoi farlo lo stesso 😉