
Voglia di foto (parte 3): la magia di Photoshop

Passata la fiera, l’abbiamo detto, non c’è niente di meglio di una fotografia per ricordare i bei momenti passati e avere una testimonianza delle proprie capacità, che si tratti di competenze tecniche costruttive, manuali e sartoriali, interpretative o l’abilità nel makeup.
Fondamentalmente, però, il cosplayer ama farsi fotografare per vedere come e quanto è riuscito a rispecchiare il personaggio scelto.
Solo la fotografia, infatti, può far prendere reale coscienza di quanto la parrucca scelta fosse azzeccata, di quanto un determinato taglio sartoriale appesantisse la figura o di quanto un certo trucco fosse scialbo.
La disponibilità a farsi fotografare, quando in altri contesti si schiverebbe l’obiettivo, infiamma anche le persone generalmente più schive e timide.
Quando una foto non basta, entra in scena il digitale
Per sentirsi del tutto appagati, tuttavia, non basta essere identici all’immagine di partenza.
I personaggi possono essere in grado di manipolare gli elementi o vive in un mondo lontano, nel tempo e nello spazio.
Da spettatore prima e da interprete poi, il cosplayer ambisce ad avere foto che tolgano al suo personaggio ogni aggancio con la realtà e che rendano giustizia ai suoi poteri o alla sua realtà.
Per quanto una location possa essere evocativa e per quanti trucchi si possano usare, il cosplayer si galvanizzerà davvero solo se si vedrà realmente capace di fare ciò che fa il suo paladino.

Basta una leggera correzione delle luci e una foto già bella diventa perfetta, come insegna Starace nei suoi tutorial.
Qui entrano in gioco i programmi di manipolazione delle immagini che colmano il buco che la tecnica, per quanto perfetta, non potrà mai riempire.
In certi casi, infatti, basta usare una doppia esposizione per ottenere effetti interessanti che evocano il potere desiderato.
Generalmente si parla di elaborazione in Photoshop, perché la suite Adobe è la più compelta, che ha determinato ormai uno standard compatibile con ogni altro programma (Photoshop, Camera Raw, Light Room, After Effect).
Per elaborare foto, oltre ai programmi basilari e gratuiti (dagli orribili Paint e PhoXo a Gimp, Irfan View, Photoscape, Pixbuilder Studio) che permettono elaborazioni minime, in commercio esistono altri pacchetti di foto editing avanzati che permettono di lavorare su più livelli come Corel (Photopaint, Paint Shop), Magix (Foto Design) e Cyberlink (PhotoDirector).
Esistono anche stumenti stupefacenti, come Cinema 4D della Maxon e Lightwave, per la progettazione di oggetti 3D da inserire successivamente in un livello di Photoshop.
Ci sono fotografi, come Alessio Buzi o Antonio Starace che impiegano il digitale con parsimonia, correggono appena le luci e le imperfezioni della pelle.
Ce ne sono altri, come Paul Scio o Emanuele la Grotteria, che si spingono oltre, al limite estremo, che sono in grado di ricostruire da zero interi fondali se non anche i costumi.

Se l’inquadratura e le luci sono buone, non importa dove è stato scattata: oltre agli effetti speciali di rito, alla foto si possono aggiungere particolari come pantaloni e cintura e Miele Rancido diventa Ultimate Storm nello scatto di La Grotteria.
La giusta via di mezzo
Senza eccedere con la CGI, basta aggiungere uno sfondo, sovrapporre un effetto o eliminare un dettaglio (generalmente un sostegno).
Va da sé che per ottenere un risultato quanto meno decente, dovete essere almeno in grado di scontornare le immagini con una discreta precisione.
Per ottenere il massimo anche da questo tipo di foto, non dimenticate di utilizzare gli stratagemmi di cui vi abbiamo proposto una carrellata nella seconda parte.
Eccovi qualche esempio, più o meno complesso, di come utilizzare al meglio i vostri programmi di elaborazione digitale.

A volte basta solo una doppia esposizione e il gioco è fatto. Non è una tecnica particolarmente complessa e può servire allo scopo per effetti semplici

Colorito della pelle, un fondale evocativo e, in questo caso, anche qualche tentacolo difficilmente realizzabile artigianalmente
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